Raccontare la Calabria, rappresentarla oltre le immagini stereotipate, molto demodé e super abusate, abbandonando l’effetto «cartolina» – o, peggio ancora, le bollature da cliché negativi che ben conosciamo – e cercando una nuova narrazione attraverso ciò che la descrive maggiormente: i suoi colori e le emozioni che sa regalare. Emozioni e colori infiniti, che si mescolano e creano ciò che è difficile rappresentare con uno scatto fotografico.
L’arte era nell’aria, ancora prima che la Venere di Botticelli prendesse nuove vesti (nel senso letterale) e diventasse l’influencer scelta dal ministero del Turismo per una nuova chiave di lettura quando abbiamo iniziato a costruire il progetto CalabriART.
Un progetto che è una rete, un unire i puntini delle positività di una terra troppo spesso raccontata nelle sue ombre. A noi piace la luce, a noi piacciono i colori, a noi piace la bellezza che contamina e che rasserena. A noi piace chi sa parlare con immagini, chi sa comunicare oltre i confini classici del visivo. Ci piace cercare lo spirito, l’animo del territorio, attraverso gli occhi – e i pennelli, le matite, le spatole, i secchi, i vetri, i legni, i marmi, i metalli, le terrecotte, le matite, le carte, gli obiettivi, le ceramiche e qualunque tecnica capace di produrre arte visiva – di chi la racconta anche quando non la rappresenta.
In un mondo che è sempre più apparenza, narriamo la sostanza della nostra terra attraverso la sostanza delle opere d’arte.
Ama l’arte: fra tutte le menzogne è ancora quella che mente di meno. Così ci esortava Gustave Flaubert. Partendo da lui vogliamo riscrivere la storia della nostra Calabria attraverso i suoi colori e le emozioni che continua a regalare a chiunque ne entri in contatto.
Nik Spatari (nato a Mammola il 16 aprile 1929 e deceduto il 25 agosto 2020) è un punto di riferimento artistico che ha valicato i confini regionali e nazionali. Pittore, scultore e architetto con una formazione non convenzionale, muove i primi passi nel mondo dell’arte sin da piccolo: a 9 anni vince il premio internazionale di pittura dell’Asse Roma – Tokio – Berlino. A 11 anni perde l’udito per un incidente: non riuscendo più a frequentare le scuole diventa autodidatta.
da Venezia a Milano passando per Parigi
Nel 1958 espone alla Biennale di Venezia: l’esplosione di un mondo colorato e tecniche innovative. Alla fine degli anni Cinquanta conosce a Parigi una giovane collezionista olandese: Hiske Maas, si sposano e si stabiliscono nella capitale francese.
Nik Spatari è un assiduo frequentatore dello studio di Le Corbusier, conosce Picasso e Jean Cocteau. Si racconta che Cocteau sia rimasto così estasiato da una delle sue opere da staccarla dalla parete e portarla via, lasciando un biglietto di ringraziamento firmato.
Nel 1966 Nik e Hiske tornano in Italia e aprono una galleria d’arte a Milano: Studio Hiske, attiva fino al 1978. L’arte di Nik è permeata di forme e associazioni primitive: uno sguardo all’arte arcaica completamente rivisitato in chiave moderna.
Verso la fine degli anni Sessanta torna con Hiske a Mammola (Rc), con lo scopo di realizzare nei terreni di famiglia il suo più grande progetto: un museo – laboratorio d’arte internazionale. Aiutato prima da alcuni abitanti del luogo, poi da artisti provenienti da ogni dove. Il monastero di Santa Barbara è un ambiente selvaggio e naturale con un complesso antico da restaurare.
il Musaba
Nel 1969 il sogno diventa realtà e nasce il MUSABA (Parco Museo Santa Barbara) sui resti di un antico monastero paleocristiano.
Un parco di circa 7 ettari con opere monumentali restaurate, un incastro di storia e contemporaneità con opere d’arte innovative come la Rosa dei venti e la foresteria. Il MUSABA è condivisione: un luogo che ospita giovani artisti da tutto il mondo, pronti a dare una mano e a respirare arte mettendosi in gioco in uno dei più grandi musei a cielo aperto. All’interno del MUSABA è ospitata, tra le altre, una delle sue opere più importanti: il Sogno di Giacobbe.
opere
Il sogno di Giacobbe
Un sogno lungo 14 metri e largo 6: un affresco tridimensionale che si estende dall’abside alla volta della chiesa di Santa Barbara. Le silhouttes in fogli di legno sono applicate come rilievi che fluttuano nell’aria: l’opera sembra sospesa, quasi ferma nel tempo. L’opera, realizzata tra il 1992 e il 1995, viene definita la “Cappella Sistina calabrese” ed è dedicata a Tommaso Campanella e a Michelangelo, cui l’artista affida il fascino e il tormento esercitato da sempre su di lui, fin da bambino, dalla Bibbia ed in particolare dalle figure di Giobbe e Giacobbe.
Mosaico monumentale
Si ispira allo studio dell’artista “L’enigma delle arti asittite nella Calabria ultra–mediterranea”, vera enciclopedia sull’evoluzione delle arti nel Mediterraneo. La struttura è un complesso polifunzionale e contemporaneamente un’imponente opera d’arte, alla quale hanno contribuito centinaia di studenti di Università e Accademie di belle arti provenienti da tutto il mondo: mille metri quadrati realizzati con ceramiche. Colori forti e geometrie pitagoriche per raccontare la storia dell’arte secondo Spatari, che ha il suo epicentro nella fusione tra uomo e natura.
Rosa dei venti
Iniziata nel 2008 e inaugurata nel 2012, è una struttura espositiva a due piani realizzata con materiali di recupero. Le forme geometriche, soprattutto triangoli ed esagoni, si ispirano all’Egitto e all’Oriente antico, creando una fusione culturale metafora della cultura marinara–nautica mediterranea. Sono state utilizzate pietre antiche recuperate dalle rovine e dal greto del fiume Torbido, legno dei boschi vicini, ceramiche. La rosa è suddivisa in due sezioni: sotto c’è la parte espositiva, che ospita opere pittoriche di Nik, e sopra l’appartamento di Nik e Hiske.
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